CRIPTOVALUTE, PERCHE’ E’ IMPORTANTE SCEGLIERE DOVE FARE TRADING

Carenze legislative e regolamentari, dubbi in materia di tassazione, sono solo due degli  aspetti che dovrebbero far riflettere chi si avvicina al mondo delle criptovalute.

In questo articolo di MF Milano Finanza, due dei nostri esperti, Andrea Medri, CFO di The Rock Trading e Andrea Conso, partner dello studio Annunziata&Conso, spiegano l’importanza della scelta della piattaforma di trading.

 

MF – LA PIATTAFORMA TRABALLA

C’è chi sostiene che nel giro di qualche anno le criptovalute sono destinate a entrare nella vita quotidiana delle persone, ma al­o stato attuale  il loro utilizzo può risultare talvolta complesso, per i rischi in cui si incorre sulle piattaforme di exchange e per il ginepraio legato alla tassazione.

«Non credo sia scorretto definire il sistema al momento un po’ paludoso quanto meno quello delle piattaforme di trading»,

spiega a MF Milano Finanza Andrea Medri, CFO di The Rock Trading e promotore di Cryptovalues.

Sostanzialmente cis ono tre tipi di società che offrono il servizio, spiega Medri.

  • Ci sono quelle che da tempo si sono messa al lavo­ro per fornire servizi trasparenti e inattaccabili dal punto di vi­sta delle regole.
  • Ce ne sono poi innumerevoli altre a livello glo­bale che spesso offrono anche ottimi servizi, ma la cui sede le­ gale si trova in Paesi offshore o in località imprecisate nel mondo.
  • C’è poi una terza categoria di piattaforme che offrono una ple­tora di servizi, alcuni dei quali sono però illegali in alcune giurisdizioni. «In Italia ad esempio ci sono piattaforme che offrono derivati o prodotti simili, che però necessiterebbero di una licenza Consob o di autorizza­zioni europee che in realtà non possiedono».

Stilare una classifica non è sem­plice, prima di tutto perché le società che si occupano di tra­ding sulle criptovalute sono molte e poi perché i parametri da applicare per fare una valutazione sono numerosi e vanno dalla sicurezza alla quantità di servizi offerti fino al numero di criptovalute scambiabili.

Uno dei siti che si cimenta nell‘arduo compito di compa­ rare le piattaforme esistenti è CryptoCompare, che fornisce un «exchange ranking» assegnan­do un giudizio da AA fino a F. Nella classifica più recente solo due piattaforme si sono aggiudi­cate la AA: Gemini e Coinbase.

Lo sforzo di CryptoCompare è encomiabile e tuttavia ci so­ no ancora molte informazioni lacunose.

«L’80% degli exchan­ge citati nella  top 50 ha  una o più di una delle seguenti peculiarità», spiega Medri, «sono offshore o non si capisce do­ ve siano ubicati, sono stati più volte hackerati, sono finiti sotto indagine dalle autorità (in parti­ colare quelle federali americane e quelle cinesi, ndr) o hanno un rischio/transazione inadeguato».Insomma, una strage.«Dei primi 20 salverei Gemini, Coinbase, Kraken, peraltro con forti riserve, e Bitstamp».

I ri­schi sono molteplici. Negli anni sono nate e morte in poco tempo molte piattaforme. Anche i più grandi exchange sono sta­ti quasi tutti hackerati almeno una volta, costringendole socie­tà a coprire le perdite.

«Il furto di criptovalute è uno dei pun­ti deboli della nostra filiera, per questo suggeriamo sempre di la­sciare sulle piattaforme solo le criptovalute destinate al tra­ding», spiega Medri.

Altro rischio: «non è raro che gli exchange vengano chiusi d’iperio dalle autorità di vigilanza, congelando gli asset degli investitori», spiega Andrea Conso, partner di Annunziata&Conso. «Se la sede legale è in Italia», aggiunge l’esperto, «hai tribunali cui rivolgerti.  Ma se è ignota o in un Paese offshore?».

Sarebbe opportuno avere un albo uffi­ciale riservato alle piattaforme abilitate, che tuttavia in Italia non esiste ancora.

Il mercato è in attesa dell’esito della consul­tazione, avviata due anni fa e tuttora in corso, che dovrebbe definire i decreti attuativi.

La mancanza di certezze regolmentari è uno di quegli aspetti che complica la vita agli amanti delle criptovalute.

Per esempio, in Italia non è ancora chiaro come funziona la tassazione.

«Attualmente non c’è una legge in merito, ma solo un’indicazio­ne fornita dall’Agenzia delle Entrate che seppur autorevole manda di un sottostante» spiega Conso.

Per quanto riguarda le plu­svalenze, spesso l’indicazione consiste nel trattarle al pari di quelle finanziarie, ma ad esem­pio nel caso delle minusvalenze la questione si fa più nebulosa.

Un ginepraio tale che avrebbe spinto alcuni consorzi di catego­ria a strutturare una proposta di legge (sulla quale si stareb­bero facendo alcune riflessioni nel governo) per mettere ordi­ne e soprattutto fare chiarezza sul regime fiscale da adottare a tutte le criptovalute, non solo ai bitcoin.

Source: MF Milano Finanza

Author: Manuel Follis