- 19 Ottobre 2022
- Posted by: Cryptovalues
- Category: Cryptovalues News, Dal Mondo

I giorni in cui il Portogallo rappresentava un paradiso fiscale per le criptovalute sembrano davvero essere terminati: qualche giorno fa il governo portoghese ha annunciato una tassa del 28% sulle plusvalenze derivanti dallo scambio di valute digitali.
La nuova tassa sarà introdotta nell’ambito del bilancio nazionale del 2023.
Verranno introdotte le imposte di bollo, una tassa del 10% sul trasferimento gratuito di criptovalute e un’aliquota del 4% sulle commissioni applicate dai broker sulle operazioni in criptovalute.
Molto strano questo atteggiamento considerando che il Portogallo sembrava fosse una sorta di paradiso per le tasse, tanto da spendersi in modo piuttosto liberale per ciò che concerne gli asset digitali. Ricordiamo che la Banca Centrale portoghese ha concesso licenze a vari exchange e all’inizio del mese di maggio è stato acquistato un appartamento per tre bitcoin.
Ma le intenzioni perché Lisbona diventasse un luogo fertile per la libertà finanziaria non hanno trovato seguito.
Se il Paese già tassava le plusvalenze detenute per attività professionali o imprenditoriali, non era previsto di tassare i singoli cittadini che risultavano quindi esenti.
La nuova bozza di bilancio, tuttavia, prevede un prelievo del 28% sulle plusvalenze derivanti da attività in criptovalute detenute per meno di un anno.
Mantenere asset digitali per un periodo superiore a un anno permette di non pagare nulla in caso di differenza positiva tra prezzo di vendita e di acquisto.
Lo scorso maggio il ministro delle Finanze Fernando Medina aveva dichiarato al Parlamento che le criptovalute sarebbero state presto soggette a tassazione.
La bozza di proposta presente nel carniere governativo da maggio scorso, deve però ancora passare attraverso l’intero processo legislativo prima di diventare legge.
Atteggiamento in controtendenza rispetto al recente passato, quello attuato dai vertici portoghesi, infatti lo Stato ha da tempo incentivato gli investitori stranieri a trasferirsi nel Paese offrendo politiche fiscali amichevoli, tanto che il numero dei residenti stranieri è cresciuto in dieci anni del 40%