- 8 Luglio 2019
- Posted by: Curatore
- Category: Cryptovalues News
In occasione dell’uscita del libro #HUMANLESS, ho avuto il piacere di intervistare l’autore Massimo Chiriatti.
Seppur il titolo #HUMANLESS possa sembrare pessimistico, la sensazione che si ricava dalla lettura del saggio è invece opposta.
La caratteristica disumanità dell’algoritmo costringe l’uomo ad un’evoluzione delle proprie capacità per accedere ad un livello superiore di competenze perché i compiti elementari, semplici e ripetitivi sono ormai sostituiti da algoritmi sempre più pervasivi.
E’ davvero così?
Sì, confermo. L’algoritmo non ha consapevolezza di sé, non considera le esternalità:
– né per i suoi input (per le risorse che consuma)
– né sente la pressione sociale durante le scelte (una causa per la quale non siamo sempre egoisti)
– né per gli output (per gli effetti sugli altri che produce)
quindi è egoista, non cooperano per fini comuni alla bisogna come invece spesso agiamo noi.
Per prevedere parte del futuro del lavoro basta vedere quell’attività che il computer non riesce a svolgere, o gli è molto difficile, e cede il passo agli umani.
Come fai a sapere se stai per essere rimpiazzato da un algoritmo o da un immigrato? Se il tuo lavoro può essere facilmente spiegato, può essere automatizzato e remotizzato.
Ma sono ottimista, basta che distinguiamo gli strumenti dal loro uso: la nuova economia digitale ha bisogno di nuove conoscenze per impiegare al meglio i nuovi strumenti.
E viceversa: i nuovi strumenti creano nuove conoscenze e pertanto c’è bisogno di nuove professioni.
Proprio per questa ragione, il lettore ideale riteniamo che possa essere lo studente che si sta affacciando al mondo del lavoro.
In diversi passaggi, offri degli spunti e delle analisi che potrebbero certamente fungere da guida nella scelta delle specializzazioni da prendere.
Ritieni che questa innovazione così incalzante, alla fine, possa davvero rivelarsi come una concreta opportunità professionale per i neo lavoratori?
Sia studente, operaio, impiegato o manager, il timore è dato dai robot che possono rimpiazzare la sua attività o dagli immigranti che costano meno di lui o dal fatto che la sua azienda può spostarsi all’estero facendo perdere il lavoro a tutti.
Quindi, l’arrivo della globalizzazione, dei robot e dell’intelligenza artificiale ci ha tolto sicurezza sul futuro, che tutti insieme dobbiamo ristabilire. Perché l’unica cosa che sa fare l’uomo è immaginare il futuro; è crearlo, inventarlo.
C’è bisogno di idee su come mettere un computer dentro un altro per inventare un nuovo mondo. Esempi di un computer (ovvero un mix di hardware e software) dentro un altro? L’Internet delle cose, l’industria 4.0 e le smart city, le imminenti applicazioni per la realtà virtuale sugli smartphone, per esempio. Tutto ciò è possibile oggi grazie allo sviluppo tecnologico applicato agli smartphone. È questa inaspettata diffusione in tutto il mondo che ha abbassato i costi di sensori, giroscopi, connettività, geolocalizzazione, eccetera. Abbiamo nelle nostre mani tanta potenza computazionale a costo infinitesimale.
Se perdiamo questa sicurezza, questa immaginazione e capacità inventiva abbiamo perso già oggi, non domani.
Perché il libro sugli algoritmi si rifà al gene egoista?
Nel “gene egoista”, Richard Dawkins ha invertito la visione umano-centrica della società. Invece di pensare agli organismi che usano i geni per riprodursi, Dawkins ha pensato che i “nostri” geni ci costruiscono e ci mantengono per replicarsi.Così oggi gli algoritmi sfruttano noi e i computer per “imparare” e replicarsi. Le tante battaglie odierne tra specifiche AI che si confrontano in campi delimitati, per es. sui prezzi azionari, sugli attacchi cibernetici tra paesi, etc. sono tutte linee di ricerche che gli umani perseguono per comprendere la nuova selezione naturale, che ha dato vita alla specie algoritmica.
L’algoritmo, non il computer, è la vera unità della selezione naturale.
CRYPTOVALUES | Federica Rocco | July 8, 2019 |